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La sedia nasce dalla ricerca sperimentale sulla tecnologia dei compositi con l'intento di verificarne le possibilità d'utilizzo in oggetti d'uso domestico.
I materiali compositi, un sandwich con il cuore in nido d'ape di Nomex (una speciale tipo di poliammide) e pelli di rivestimento in tessuto unidirezionali di carbonio, o Kevlar, sono generalmente utilizzati in ambito aerospaziale e dei veicoli da competizione per realizzare manufatti resistenti e leggeri. La sedia è l'occasione per mettere alla prova le prestazioni strutturali di questi materiali anisotropi, in una struttura che viene sollecitata direttamente dal peso dell'utente. L'obiettivo del progetto è quello di contenere al massimo il peso, per evidenziare le prestazioni strutturali. Per questo le sezioni della struttura sono 'tirate all'osso' ottenute 'per levare' con un approccio di natura scultorea. La comune idea di solidità e stabilità, creatasi nel tempo da una tradizione costruttiva basata sulla tecnologie del legno, del metallo e della plastica, si scontra con l'esilità della struttura di questa sedia. Il risultato formale non è condizionato da un linguaggio predeterminato ma dall'obiettivo di indagare il limite del possibile.
In questo progetto, le problematiche costruttive e strutturali prescindono da vincoli di natura economica. La possibilità di disporre i tessuti nello stampo in modo controllato, distribuendo il materiale in funzione degli sforzi, richiede notevole manualità o l'uso di robot per automatizzare il taglio dei tessuti e la loro disposizione negli stampi. L'industrializzazione implica processi ampiamente artigianali malgrado si operi in ambito di 'tecnologie avanzate'.